La psicologia del migrante: disagi e sfide. Consigli utili.

Tutti coloro che hanno lasciato il proprio paese e ricominciato la propria vita all'estero, sanno perfettamente quanto coraggio, sacrifici e forza ci vogliano!
L'esperienza della migrazione, se non si è mai vissuta, è difficile da capire. Ogni esperienza racconta una storia diversa, unica così come il soggetto che l'ha vissuta, tuttavia, qualsiasi migrazione porta con sé degli elementi comuni.
Quando si decide di andare a vivere in un'altra nazione, ci si trova di fronte ad una 'scelta' e ad un 'progetto di vita'. La scelta prevede la separazione dai propri cari, dal proprio paese, intriso di quella cultura, di quei valori e legami familiari, sociali e affettivi. Questo provoca una profonda scissione nella persona e nel suo equilibrio, portando incertezza, sofferenza, e nello stesso tempo entusiasmo e aspettative.
Quando il migrante arriva al nuovo paese, l'impatto ed il modo in cui gestisce questo iniziale momento, sono fondamentali per facilitare il passaggio 'dall'idealizzazione' dell'emigrazione, alla sofferenza del vivere la realtà che si concretizza. In questo passaggio, la persona ha la possibilità ed il potenziale per ridefinirsi nel suo progetto di vita 'nuova'.
Nel vivere questo doloroso processo di separazione, e quindi di lutto, il migrante si incontra con la nuova cultura. Tutto è differente: gli odori, i sapori, i colori. I modi di fare delle persone, la lingua e le abitudini. La persona entra in una fase molto delicata a livello psicologico, in quanto comincia a sperimentare ciò che viene definito 'shock culturale'. Così, comincia a mettere in atto una serie di meccanismi di difesa e strategie a lui familiari per proteggersi dalle minacce esterne, percepite come pericolose, e per cercare di adattarsi a nuove situazioni e legami affettivi. L'incontro di due culture, quella di provenienza e quella di arrivo, provoca, a livello psicologico, il nascere di preoccupazioni, timori, disagi e anche una vera e propria crisi di identità.
Oltre alla mia personale esperienza da espatriata, ho visto tantissimi migrati nel mio studio e vissuto insieme a loro questo doloroso processo. I disagi che si sperimentano sono tanti, come per esempio la tristezza ed il pianto, che delle volte è incontrollabile. Si prova senso di colpa nell'aver lasciato e fatto soffrire i propri cari; c'è rimorso e la preoccupazione eccessiva per la loro salute ed il loro benessere. La tensione e l'ansia arrivano a livelli altissimi, talvolta manifestandosi sotto forma di fobie, ossessioni, compulsioni o attacchi di panico. C'è difficoltà nel prendere decisioni e la solitudine trova sempre più spazio. Durante la notte poi, la malinconia ed i pensieri ricorrenti diventano inarrestabili e soffrire di insonnia non è affatto raro. Spesso la persona si trova a sperimentare questi sintomi senza alcun supporto, arrivando persino a pensare di impazzire. L'isolamento amplifica questo stato di alienazione che viene percepito quasi surreale, come distaccamento dalla realtà, rendendo talvolta il soggetto estremamente sospettoso dell'ambiente circostante. Cercare di minimizzare o ignorare questi sintomi può essere molto controproducente e provocare l'acutizzazione e talvolta la manifestazione di altri sintomi non presenti in antecedenza. Intraprendere al più presto un percorso terapeutico è assolutamente indispensabile per contenere e ridurre i disagi che col tempo logorano e debilitano sempre di più il migrante. E' inoltre altamente consigliato che in questo periodo di transizione, la persona interagisca con connazionali che vivono nel nuovo paese, per familiarizzare con l'ambiente circostante e nello stesso tempo sentirsi una situazione di protezione, ascoltando il suono, rassicurante della propria lingua e rivivendo per un po' la propria cultura. Assieme a questo, poter tornare a visitare con una certa regolarità la propria terra e rivedere i propri affetti, garantisce la possibilità per .....cosi come trovare connazionali con cui parlare la propria lingua e sentirsi un po a casa...emotional refuel.riduce i sintomi ma aiuta anche la persona a orientarsi nella nuova vita, rappresentando la relazione terapeutica di per sé il primo reale e profondo contatto umano in un modo del tutto estraneo. per questo consiglio a tutti coloro che stanno affrontando questo difficile momento, di i. Questa transizione ha davvero in sé il potenziale per diventare una vera e propria tragedia oppure, al contrario, con i dovuti accorgimenti, può trasformarsi in un'esperienza di vita formidabile che porterà ad una fantastica rinascita. Ogni trasformazione e processo di cambiamento, e ogni scelta, portano con loro delle rinunce e dei sacrifici. Avere il coraggio di chiedere aiuto è fondamentale e rappresenta la via verso la riuscita personale e professionale, perché nella vita non si può solo sopravvivere, ma vivere!
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